“Ciao André. Sei venuto
a chiedere notizie di Cagliostro, vero?”
“Si”
“Allora – disse unendo le mani
portandosele di fronte al visto – hai visto quei due di prima? Erano venuti
a portarmi proprio qualche notizia su di lui”
“Lo immaginavo. Che cosa ti
hanno detto?”
“Allora, lui in questo momento
è in Normandia, a Cherbourgh. Riceve i clienti direttamente in casa
sua. A quanto pare riesce a curare sempre più persone e questo è
un bene. Ma cos’hai? Perché questa faccia triste?”
“Vedi Bernard, io ho parlato
con Oscar di questa persona e…”
“E…?”
“Non l’ha presa come credevo.
Le ho detto che saremmo dovuti andare via, lasciare tutto e lei, beh, lei
non mi ha risposto; ha detto solo che doveva pensarci e poi non ne abbiamo
più parlato”
“Si, certo capisco. Allora,
che cosa hai intenzione di fare?”
“Io… io non lo so. Proverò
a parlarle, a convincerla”
“Un’altra cosa: se deciderete
di andare via, sempre se Oscar sarà d’accordo, come farete? Sai
che a Parigi la gente è ormai allo stremo e cammina armata per le
strade. Vi sarà sicuramente impossibile fuggire dalla città”
“Hai ragione – disse André
pensieroso”
“Ci penserò io ad organizzare
tutto: devi solo dirmi quando”
“Ti ringrazio Bernard”
E i due amici si strinsero
la mano in segno di profonda amicizia e riconoscenza l’un l’altro (1)
.
André si incamminò
verso palazzo Jarjayes.
Il suo pensiero spaziava, andava
lontano: cercava di non pensare a COME avrebbe dovuto parlarle, a cosa
le avrebbe detto.
La sua ultima reazione era
stata chiara e lui aveva da allora evitato di parlarle di quella ‘fuga’
nonostante la vedesse star male.
In un modo o nell’altro però
doveva convincerla. Era l’unica via d’uscita da quell’incubo.
Tornò a casa.
Non era stato via molto e nessuno
ebbe modo di chiedergli, quindi, dove fosse andato e che cosa avesse fatto
durante quell’ora, così si diresse direttamente nella sua stanza
per cambiarsi gli abiti. André aveva passato con Oscar tutto il
pomeriggio, durante il quale la donna sembrava accorgersi del suo strano
atteggiamento: sembrava che ad ogni momento, ad ogni scambio di sguardi,
stesse sul punto di dire qualcosa, ma alla fine l’uomo girava lo sguardo
e l’interrogava su altre cose.
Oscar, durante quei giorni,
aveva riflettuto parecchio sulla faccenda: André aveva ragione,
aveva maledettamente ragione.
Malgrado ciò non voleva
lasciare tutto così: la donna guerriera, la figlia di Marte non
poteva fare dietro front dal campo di battaglia, non voleva fuggire via,
nonostante fosse l’ultima speranza.
Ma adesso che André
era al suo fianco non voleva morire.
Cosa fare….?
Lo scontro all’ultimo sangue
tra gli IO di Oscar era appena iniziato…
Sera.
La cena era stata consumata
silenziosamente dai membri della famiglia.
Solo il Generale aveva preso
parola parlando dei frequenti scontri che si succedevano a Parigi e Oscar
sembrava interessata all’argomento.
Gli aveva chiesto se sapesse
dei suoi Soldati della Guardia, se avevano chiesto di lei.
Il padre, guardandola con stupore,
le rispose che non sapeva niente in proposito ma aveva chiesto a D’Agout
di parlare con loro.
“André, è da
molto tempo che non sei più in servizio, vero?”
“Si, signor generale”
“Per evitarti dei problemi
ho anche chiesto un permesso speciale per te”
“Vi ringrazio molto.”
Dopo la cena tutti si erano
ritirati.
Nanny era ancora nelle cucine,
ma fra poco anche lei sarebbe andata a dormire.
Oscar e André salirono
le scale e sulla porta della camera di Oscar, lui si voltò verso
di lei.
“Buonanotte “ disse l’uomo
dandole un bacio sulla fronte
Oscar lo trattenne
“Perché vai via André?”
disse lei con aria imbronciata, sembrava una bambina dispiaciuta.
“Ecco… pensavo che tu avresti
riposato meglio con più spazio nel letto” disse sorridendo, un poco
imbarazzato.
“Ma che cosa dici? Vieni…”
C’era molto caldo nella stanza
e André, appena entrato, andò subito ad aprire la finestra
del balcone.
Il cielo era meraviglioso quella
notte: non c’erano nuvole e le stelle brillavano come tante lucciole. Oscar
raggiunse André e gli si appoggiò, abbracciandolo e poggiando
la capigliatura dorata sulla schiena dell’uomo.
“Oscar…”
“Uhm…”
“Dobbiamo parlare”
“Di cosa?” lei faceva finta
di niente anche se aveva capito tutto
André si volse e la
guardò negli occhi.
Il suo viso era profondamente
pallido e dei segni violacei le circondavano gli occhi.
Ebbe un moto di tenerezza per
quella donna forte, coraggiosa, anche in momenti simili.
L’abbracciò con trasporto.
Lei, un po’ meravigliata, non
opponeva resistenza.
“André…”
L’uomo sciolse l’abbraccio
“Oscar… hai pensato a quel
che ti ho detto l’altro giorno?”
Oscar abbassò gli occhi.
Rimase così, immobile.
André la prese per le
spalle scuotendola da quel momentaneo torpore
“Io ti ho già detto
come la penso… Non voglio perderti proprio adesso che ti ho trovato. Se
quell’uomo riuscirà a guarirti potrai vivere; capisci Oscar? Vivrai!
E, se vorrai e io lo spero con tutto il cuore, io ti starò vicino.
Non importa se come compagno o meno… Mi importa solo che tu viva, capisci?”
Dicendo questo lentamente si
inginocchiò dinanzi a lei, in segno di supplica (2)
.
La donna rimase stupita di
fronte al comportamento dell’amico.
Anche lei si inginocchiò
e gli prese il volto tra le mani.
“André, ti prego… non
fare così… non voglio che tu soffra per causa mia. Va bene, farò
come vuoi tu.”
Così dicendo André
si alzò e, dopo averla abbracciata con le lacrime agli occhi, la
baciò.
Si staccò da lei e dopo
qualche esitazione, la prese tra le braccia e la depose tra le coltri.
Oscar era completamente immersa
in quei momenti e non voleva assolutamente che lui andasse via. André
si stese sopra di lei.
Si guardarono.
Gli occhi della donna, malgrado
tutto, erano illuminati da un bagliore sconosciuto, una luce proveniente
dall’anima.
André, piano, cominciò
a sbottonarle la camicetta.
Non poteva smettere di guardarla
in quegli occhi di cielo e di mare.
Anche lei cominciò a
spogliarlo e alla fine, liberatisi dei rispettivi abiti , in quel sensuale
incrociarsi di mani, Oscar gli carezzò il viso.
“André… ti amo…”
Era poco, era molto poco rispetto
a quello che in realtà sentiva dentro di lei.
Amava André e non solo:
gli voleva bene, un gran bene.
Quell’uomo le era sempre stato
vicino, incurante di se stesso, solo per proteggerla, per starle accanto.
Lei lo amava, si, lo amava
da morire tanto da non riuscire neanche a dimostrargli quanto.
Lui prese a baciarla. Sulla
bocca, sugli occhi, sul collo.
Oscar era sopraffatta da quelle
sensazioni così estranee per lei ma indescrivibili allo stesso modo.
Sentire il suo petto così vicino… le sue labbra sul suo corpo.
Gemette di piacere mentre lo
stringeva a sé e lui si staccò da lei solo per guardarla
negli occhi ancora una volta.
In un istante Oscar lo fece
girare.
Adesso era lei che lo sovrastava,
che gli carezzava i capelli, che lo baciava con passione, ed era lui che
stavolta la stringeva e che ansimava sotto di lei.
Poi di nuovo scivolò
su di lei.
Entrambi erano profondamente
turbati da tutto quello che accadeva finalmente tra di loro.
Lei sentì che era giunto
il momento tanto atteso da entrambi: un poco di timore ma che subito svanì
e lasciò il posto ad una bellissima sensazione di piacere e di appagamento.
“Oscar…amore… mio…”
Dopo molto tempo si addormentarono.
Quando André si svegliò
si trovò addosso una Oscar abbandonata al sonno con le dita intrecciate
nei suoi capelli.
Non sapeva se ridere o se piangere
per la gioia che stava provando e che aveva provato prima.
E poi… adesso… lei aveva deciso
di curarsi e di partire insieme a lui ed era questo che più lo rendeva
felice.
Tutti i tormenti, le ansie
e le paure subite in quegli ultimi giorni erano stati completamente cancellati
quando lei gli aveva parlato… quando lei era divenuta sua.
Nonostante ci volesse ancora
molto tempo prima che il sole facesse capolino, si decise a svegliare la
sua amata.
A questo punto dovevano sbrigarsi
ad organizzare tutto per la partenza.
“Oscar… Oscar..”
“E’ ancora presto André,
dormiamo ancora un po’…
“Dai Oscar… dobbiamo pensare
a cose più importanti del dormire”
Svogliatamente lei aprì
gli occhi
“Hai ragione ” disse sbuffando
un poco e schioccandogli un bacio sulla bocca.
La donna, scostandosi, si sedette
fra le gambe di Andrè, che la accolse fra le sue braccia, lasciando
che si abbandonasse contro il suo petto…stretti…come le loro mani
“Allora André, che dobbiamo
fare”
“Per prima cosa devo avvisare
Bernard”
“E perché? Che cosa
c’entra Bernardo?”
“Vedi Oscar, avevo parlato
con lui perché speravo mi desse qualche notizia su Cagliostro… Così
è stato ed inoltre si è offerto di aiutarci per partire.”
“Aiutarci? E perché?
Non ci vuole tanto a prendere due cavalli e a partire!”
“Hai sentito cosa ha detto
tuo padre, no? I reggimenti stranieri sono ormai entrati nella capitale.
Per la povera gente sono solo dei nemici e così tutti si armano:
armi da fuoco, picche, pale. Qualunque cosa va bene.”
“Fino a questo siamo arrivati…”
disse lei con aria mesta, abbassando lo sguardo”
“Si, purtroppo.”
“Ma questo significa che Bernard…
sa che… ehm… insomma… io e te… noi due…”
Oscar disse queste ultime parole
con una spontaneità e una tenerezza che fecero sorridere André
che, per tutta risposta, cominciò a baciarle il collo…
***
Caro Padre,
spero che capiate il motivo
che mi ha spinto ad agire come ho fatto.
Proprio adesso che la vita
mi sta sfuggendo tra le mani ho capito che cosa devo fare, qual è
il mio posto.
Parto.
Con André.
Vi prego, non cercatemi,
non chiedete di me. Forse… ci incontreremo un giorno.
Addio
Oscar
Cherbourgh. 1794
Siamo qui ormai da quasi
cinque anni.
Viviamo dignitosamente e
questo ci basta.
La nostra è una piccola
casa di collina con un piccolo orto ed un giardino di rose.
Grazie a Bernard siamo giunti
sani e salvi a Cherbourgh.
Abbiamo riposato per qualche
giorno in un piccolo albergo del luogo nascondendo la mia nobile origine
per non destare malumore.
Dopo qualche tempo ci siamo
recati da Cagliostro.
Una strana persona, ma mi
sono subito sentita tranquilla, come se a curarmi fosse il dottor Lassonne
e non un medico definito “ciarlatano” per la sua dubbia moralità.
Sono stata male per molto
tempo.
Ho fatto una dieta alimentare,
sane passeggiate, e tanto, tanto riposo all’aria aperta e genuina di del
mare.
Non so se sarei riuscita
a privarmi delle mie cavalcate, delle mie rigide abitudini se non ci fosse
stato André al mio fianco.
E’ un uomo splendido il
mio André.
Ha sopportato i miei lamenti,
le mie ansie, per tutto questo tempo, facendole quasi proprie.
Non credo che io sia capace
di vivere senza di lui.
Oscar
***
Sono felice, tanto felice.
Oscar finalmente sta bene,
e anch’io.
Adoro questo posto: il piccolo
orticello, il giardino di rose.
Abbiamo passato giorni veramente
tristi.
Quando Oscar ha saputo della
morte di Maria Antonietta ha sofferto tantissimo: le voleva bene e anch’io
che l’ho conosciuta so bene che non meritava la fine che ha fatto.
Oscar ed io ci siamo sposati
dopo la sua guarigione.
Per un po’ abbiamo vissuto
in quel piccolo alberghetto che ci aveva accolti durante i primi giorni
del nostro arrivo a Cherbourgh, in seguito ho cominciato a costruire questa
piccola casa insieme ad altri abitanti del paese.
Qualche mese dopo abbiamo
concepito Jules.
Adesso riposa nel suo lettino
nella camera accanto alla nostra.
Ogni giorno che passa somiglia
sempre di più alla madre.
Non avrei mai pensato di
diventare padre un giorno!
Che sensazione stupenda
è stata tenerlo tra le braccia per la prima volta: avevo paura che
mi si rompesse tra le mani tanto era piccolo.
Insegno scherma ai giovani
del paese e mi occupo di cavalli, animali che sono stati sempre la mia
passione.
Mia moglie, stranamente,
preferisce occuparsi della casa e di nostro figlio
… mi viene da ridere…
continua ad indossare abiti
maschili e a fare lunghe cavalcate, come quando eravamo ragazzi: ma a me
piace così.
Non la cambierei mai.
E’ la donna che amo e che
amerò per tutta la vita.
Andrè
Fine
(1)
Ho immaginato – e forse poi non tanto - che Bernard si sentisse
ancora in colpa per aver provocato, in buona parte, la cecità di
André. Da qui il suo atteggiamento ‘super disponibile’ nei confronti
di André.
(2)
Grazie Laura Luzi. Spero non me ne vorrai.
Cetty
Nota finale
dell'autrice
Forse, leggendo il titolo, vi chiederete
perché mai ci sia questo ‘ritorno’. Il titolo me l’ha consigliato
Monica perché, probabilmente, credeva che la storia si concludesse
con il ritorno a Parigi, o sui campi di battaglia, dei due personaggi.
A me il titolo piaceva molto e ho pensato di cambiare un po’ il significato
di RITORNO. In questo caso si tratta di un ritorno alla vita, alla gioia
e anche alla spensieratezza dei personaggi. Infatti, come avete potuto
osservare, la storia sin dall’inizio è molto triste e solo alla
fine si apre uno spiraglio di luce e di speranze per il futuro di Oscar
e André.
Chiudo questa mia nota con un ringraziamento
ad Alex, Mik e Monica che sono state veramente splendide, e ringrazio anche
coloro i quali l’hanno letta e apprezzata.